Il valore dei simboli del Natale

Più passa il tempo più tengo alle tradizioni che riguardano le nostre feste.
 Mi piace tantissimo condividerne i significati, scoprire e approfondire, anno dopo anno, la bellezza della storia dell'uomo che, fin dai suoi inizi, ha cercato Dio e di un Dio che gli è venuto incontro nella maniera più inattesa possibile.
Il Natale a Napoli è una vera meraviglia di riti antichissimi che incontrano e sposano la simbologia cristiana.
Ogni anno mi soffermo un pò a riflettere su alcuni aspetti e mi piace condividerli con voi.
Mi piace oggi soffermarmi su due elementi particolari della simbologia del Natale: le campanelle e il cenone della Vigilia.
Molti studi, anche recenti, mostrano quanto influisca sul benessere delle persone e degli ambienti circostanti il suono delle campane. Qualche anno fa, alcuni scienziati russi hanno analizzato il comportamento di alcuni virus, in presenza ed in assenza del suono di campane. Essi hanno sorprendentemente notato, attraverso alcuni strumenti ecografici, che alcuni virus vengono distrutti in presenza di suono di campane, mentre altri diventano innocui per l'organismo.
Nelle nostre chiese e, anche in alcune case, il giorno di Natale è strettamente legato al suono delle campanelle. Esse accompagnano, infatti, il canto del "Gloria in excelsis", perchè simboleggiano la voce delle schiere angeliche che nella notte di Betlemme hanno richiamato i pastori per far sì che essi andassero ad adorare il Bambino Messia.
Gli antropologi ci raccontano, addirittura, che nelle notti del solstizio d'inverno si usava andare per i boschi delle campagne della nostra Italia per spaventare gli spiriti maligni e propiziarsi l'avvento della luce che stava sempre più per aumentare. Queste tradizioni bellissime, a mio avviso, sono state preparatorie: hanno predisposto la spiritualità dei nostri popoli ad accogliere quel Bambino che è la Luce che vince le tenebre. E non è giusto che spariscano perchè antecedenti rispetto al cristianesimo: la saggezza di tanti uomini di Dio ha saputo evangelizzare queste tradizioni apotropaiche conferendo loro una luce nuova, ma sempre significativa!
Un altro elemento meraviglioso riguarda, in maniera più stretta, la nostra cultura napoletana.
E' quella che il grande Roberto de Simone nel suo libro sul presepe definisce il banchetto della vigilia. 
Il banchetto napoletano della vigilia è un antico pasto sacro perfettamente "maritato", come la sua minestra, al messaggio simbolico del cristianesimo.
E' un banchetto di magro, senza carne. La carne, infatti, secondo la tradizione non è ancora stata santificata dalla presenza di Dio e, quindi, può essere portatrice di presenze maligne, demoniache. Solo il giorno dopo, durante il pranzo di Natale si può mangiare la carne.
I cibi sostanzialmente, provengono dal mare, dall'acqua, luogo di purificazione per eccellenza.
C'è poi la presenza fortissima di frutta secca: un alimento legato simbolicamente all'eternità, ai semi, portatori di nuova vita.
Infine, vi sono i dolci nei quali una presenza significativa è il miele. La tradizione biblica, così come la festa del Capodanno ebraico, ci mostrano il miele come elemento augurale. Quando, durante la festa di Rosh ha shanah, il capodanno ebraico, intingiamo la challà e la frutta nel miele ci facciamo questo augurio: "Che sia un anno buono e dolce".
Mi fermo qui anche se ci sarebbe da fermarsi su ogni singola pietanza e sul suo aspetto augurale ed apotropaico.
Questo pasto è un pasto tra cielo e terra: nel passato era molto importante per i nostri antenati invitare a questi banchetti augurali una persona sola, povera, malata. Era un modo amorevole per far restare a casa i morti che erano rappresentati dai poveri, da chi aveva bisogno di qualcosa. La presenza di quella persona era segno di amore concreto non solo per chi aveva bisogno, ma era anche legame con chi non c'è più. La sua visita era la visita della persona cara che veniva a riempire il vuoto che ci si portava dentro.
Buon Natale napoletano
a tutti!



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